RAIMONDIN

Mi pare di aver dato un’impressione sbagliata, recentemente: di essermi limitata a osservare un lato della medaglia e di non sforzarmi mai di guardare allo stesso fatto da due punti di vista. Cerco di ovviare, cominciando con la voce di Raimondin, dopo aver fatto parlare Melusina.

Ho fra le mani la mia rovina e le tue lacrime. Tutto quello che hai detto è vero e onesto e mi trafigge l’anima – e non posso, non voglio morire in silenzio senza neppure tentare di trattenere un lembo della tua veste. Ti bacerò fino a farti dimenticare perché stavi piangendo. Non andartene, Melusina.

Non fu colpa di mio fratello, no. Io avevo solo bisogno di un pretesto, uno qualsiasi, per spiarti. Non temevo il tradimento da te: ma volevo sapere in ogni istante quel che facessi, volevo che la tua voce cantasse per me soltanto. Ero geloso del pettine che frusciava tra i tuoi capelli al posto delle mie dita, geloso dell’acqua che scorreva sul tuo corpo senza che io fossi presente. E mai mi sei apparsa bella e fulgida come quando ti ho visto sola, nell’acqua della vasca, Melusina come mai ti avevo osservata, Melusina soltanto.

Cosa posso dire ancora, per giustificarmi? Non posso sottrarmi a te, non ho scelta. Dimentica, Melusina, dimentica quel che è successo. Dimentica e di te farò luce e gloria dei miei giorni fino all’ultimo e mai più spierò le ombre e i silenzi del tuo cuore che appartengono a te solamente. Tutti coloro che si proveranno a offenderti troveranno la mia spada e la mia ira. Tu sei l’acqua che ride, l’acqua che mi ha dissetato. Tuo è il sapore che ha cambiato la sabbia in pane.

I castelli, le messi, il potere, i nostri figli financo: di’ solo una parola ed io rinuncerò a tutto. Che vuoi che m’importi? Vuoi dunque lasciarmi solo la parvenza della vita?

Devo star qui, fingermi solido e forte di fronte alla sventura? Preparare i nostri figli a succedermi, tenere corte e accettare l’omaggio di questi servi miserabili che mi spieranno per cogliere il mio tormento e la mia debolezza? Che Dio abbia pietà della mia anima, ho persino pensato di seguirti sotto le acque – ma so che me lo impediresti con le tue arti sottili, che ai mortali sono negate. So che la pietà che mi neghi l’hai già negata a te stessa.

Melusina, tu mi chiedi se mai ricorderò la tua voce, se saprò riconoscerla nelle piogge d’autunno. Ancora non sai che la tua voce è ovunque? Che odo il tuo richiamo, limpido, nei silenzi dei boschi d’autunno quando si va a caccia, nelle urla e nelle risate dei banchetti?

Il mio amore per te è furia e vertigine e al contempo è quieto come una canzone; nella mia felicità, mai ho davvero pensato che potesse finire e che sarei stato io a spezzarlo. Dal giorno che ti vidi presso la Fonte fino ad oggi sembra essere trascorso un attimo: il mio amore per te è giovane come allora e altrettanto risoluto.

Tuttavia lo vedo, che è davvero troppo tardi. Scivoli via come un nastro di seta lasciato cadere e non vedo dove ti conduce l’aria. Il tuo balzo nel vento, la tua coda mirabile dalle spire luccicanti che diviene il mio ultimo, eterno dolore…Melusina…

Tutto questo sembra essere successo ieri o oggi, ed è già trascorso tanto tempo, mi dicono. I mesi, l’affetto dei figli, il consiglio dei preti non hanno inaridito la mia pena. Brucio di dolore e d’amore e le ceneri di questo fuoco non sbiancano.

T’avessi seguita, Melusina…

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