ATENA

Il percorso è lungo e per seguirlo a ritroso si può cominciare da qui.

Mio padre mi rimprovera spesso di avere un debole per Odisseo. E provano malanimo nei miei riguardi gli altri dèi, quelli che lo odiano, che lo vorrebbero morto e sepolto – ma non dimenticato, un bel monito a comportarsi sempre giudiziosamente per gli altri uomini. Lui, Odisseo, propriamente giudizioso non è. Ed è vero che ho un debole per lui, e senza vergogna approfitto della predilezione di Zeus nei miei confronti per ricondurlo a vivere, per restituirgli il suo rango, la sua donna e la sua casa.

La ragione non mi sembra così difficile da comprendere: egli è diverso. E’ l’unico che mi tratti da pari senza mancarmi mai di rispetto e senza diventare tracotante. La mia amicizia e la mia protezione davvero hanno valore per lui, valore in sé, anche ora che quella sciocca di Calypso cerca di impedire che egli torni alla gloria, alla luce di un sole vero. Anche adesso, che gli manca ogni speranza in quell’isola così perfetta, anche ora non inveisce contro di me, non mi rimprovera d’averlo abbandonato.

A volte, quando sono sola, rido dell’invidia che avverto da parte degli altri dèi: nessun uomo li venera e li sente vicini come succede a me con Odisseo. Ma davanti a tutti, nella luce candida dell’Olimpo, io sono inattaccabile, fredda come il marmo dei miei simulacri, e i miei occhi gelano le critiche, gli attacchi come i tentativi di alleanza. Io sola sono nata dalla testa di nostro padre, non dal suo sperma. E sono nata armata.

E’ straordinario che sia proprio il mio distacco nei confronti degli altri dèi a permettermi di provare autentica felicità e vero divertimento quando scendo in mezzo agli uomini. Io non ho bisogno di amanti, come Afrodite, ma di complici. Ho bisogno di essere intesa con un semplice sguardo e quando questo avviene mi piego a porgere la lancia, la coppa col vino. Odisseo sa stupirmi sempre, con il suo talento di combattente, astuto, instancabile, sempre capace di trovare nuova speranza, sempre fermo e paziente nell’attesa, incrollabile nei suoi intenti. Capiamoci, non è che io senta la mancanza della mortalità e dell’umana incertezza: sono perfettamente a mio agio nella mia posizione di dea immortale. Ma è infinitamente divertente poter agire fianco a fianco di uomini in gamba per il puro gusto di farlo – e con la certezza di provocare irritazione in alcuni dei miei sacri parenti.

Odisseo, per giunta, ha anche una moglie da non sottovalutare, che adempie al mio culto senza neanche rendersene conto, mettendo in campo astuzie e piccoli sgarbi capaci di far uscire di senno gente molto più abile dei Proci. E con lei prendono vita anche i miei lati femminili, quando la induco a dormire, quando nel sonno le rendo la sua bellezza, capace di sbalordire e incantare gli uomini. Io che non levo mai l’elmo e la corazza, io che conduco le schiere in  battaglia so anche di unguenti e dolcezze, grazie a questa donna, a Penelope, e imparo come intrecciare i capelli, come rendere più luminosa una guancia.

Gli altri dèi sono convinti di sapere tutto, io invece credo nell’eterno apprendimento.  Non conosciamo che il lato assertivo del rapimento, noialtri: nulla, nessuno ci esalta, ci strappa a noi stessi, ci procura orgasmo felicità e dannazione. Eppure questa vicinanza agli atti umani…mi procura un’astrazione appagante, un’estraneità a me stessa che mi fa quasi ridere di gioia. E’ raro che gli dei ridano, se non per scherno.

Se anche potessi provare pietà, non ne sprecherei per i pretendenti di Penelope. Il destino ha parlato loro chiaramente, ma quella è gente incapace di ascoltare. Per questo non mi vedono, e neppure sono in grado di cercare qualcun altro fra gli dèi. Come tutti gli uomini mediocri, si lasciano convincere dalle ricchezze, dall’adulazione e dal sesso. Si credono destinati al fulgore della vittoria, preferibili a chiunque altro, e credo ucciderebbero Odisseo anche solo per vendetta nei confronti dell’ostinata fedeltà di Penelope.

Credo sia giunto il momento. Credo davvero di poter lasciare per un po’ questo lucore che sempre trascorre sereno, quest’aria eternamente profumata. Ora scuoterò la lancia e ne uscirà chiaro suono che diverrà storia e leggenda e poesia eterna.

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