Pan a mezzogiorno

Ci vuole una buona dose di follia per sospendere il tempo: forse per questo Pan è dio del mezzogiorno, fra le altre cose; è il dio dell’abbandono totale ai propri sensi (dio dello stupro, in qualche interpretazione a latere…è con un brivido di orrore che si riconosce l’ombra dell’egoismo più terribile in Pan), dio dell’improvvisazione musicale come improvvisato è il suo flauto, fatto di cera e della carne, mutata in canne, di una donna desiderata, Siringa; dio della dissoluzione, per quanto temporanea, della propria personalità nell’universo circostante, che si tratti di sonno o di estasi erotica.

Pan, è facile immaginarlo in corsa, mentre scosta fronde, traversa torrenti, spezza catene d’edera, il respiro e lo sguardo un’unica cosa con la preda che fugge. E’ il dio capace di riconoscere il fulgore degli occhi e il biancore di braccia morbide sotto l’ombra delle querce, fra le canne fitte delle prode; riconosce l’ondeggiare dei fianchi dal moto dei rami del salice. Il suo grido inespresso è sempre e solo Agapimu, anche quando divora, quando strappa, quando uccide.

Qualcuno ha tentato di dargli l’abito, letteralmente, di rassicurante dio godereccio, di coprirlo con il mantello di un goliarda ante litteram: ma Pan, come il mondo a mezzogiorno, è nudo di vesti e di ombre.

Ci sono racconti che descrivono la scomparsa di esseri umani che si sono avventurati nella vampa del mezzogiorno. I pensieri si sfaldano, friabili come strati di mica, e non restano che i sensi, torturati e blanditi, come le ninfee gialle a brandelli pensate da Mallarmé nel Pomeriggio di un fauno.

Questo è il regno di Pan, qui ha affinato il suo talento, al limitare dell’abbandono, qui ha l’astuzia di cogliere lo stato di troppo pieno o di troppo vuoto che abitano la mente ed il corpo e di farli propri. E’ il dio che non arrossisce mai e che approfitta del senso di vergogna altrui, lui che, mezzo caprone e mezzo uomo, ha presto imparato il significato dell’essere diverso.

A lui i campi nel sole, le erbe piegate dalla canicola, il passo delle greggi: a lui tutto questo sorride. Pan ricambia col dono della sua sfrenatezza e della sua indifferenza: lascia che tutto sia e scorra, ed ogni foglia, ogni sasso di torrente sono posti come sigilli sul suo cuore.

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