a giuni russo

Sei cresciuta come un cedro del Libano

come un cipresso sui monti dell’Ermon

come un olivo maestoso in pianura

sei cresciuta come un platano

come palma in Engaddi e le rose in Gerico

e rigogliosa come lampo di fuoco

fuoco che mi inebria.

E’ l’incipit di una canzone di Giuni Russo, “La Sposa”, che io conosco per averne  ascoltata la versione cantata insieme alle Carmelitane Scalze nel disco “Unusual”. “Unusual”, l’opera postuma meno postuma che io conosca, è uscito dopo la morte di Giuni Russo ed è composto da duetti tra la voce di Giuni e la voce di altri artisti, l’una campionata, l’altra viva, e il risultato è straordinario, commovente e scintillante, nel profondo. Non si tratta di macabro omaggio o di lucro: il disco è un atto d’amore.

Ultimamente mi è capitato di riflettere sulla musica di Giuni Russo e sulla sua vicenda artistica. Scrivo conoscendo, e ne sono consapevole, solo una minima parte della sua produzione, la voce a lei dedicata su Wikipedia, i video su Youtube (per la Sposa devo, e dico devo, segnalare almeno due versioni, una delle quali dal vivo). Il mio spirito ahimé scolastico mi impone di regola infiniti approfondimenti di un argomento che stimola davvero il mio interesse, ma qui è impossibile, soprattutto perché non possiedo cultura musicale. Dunque scriverò di sensazioni.

Quello che percepisco è un talento coltivato quasi con ferocia, senza esitazioni, con una severità stupefacente. Percepisco una curiosità mai paga, la ricerca di altro e altrove, il rispetto per ogni cosa diversa da sé. Assenza di divismo; la timidezza che si tempera e matura in discrezione. E’ difficile da spiegare, senza avere strumenti adatti, senza poter argomentare di arrangiamenti, uso della voce e citazioni, senza nulla sapere della situazione discografica italiana, così, a naso, abbastanza schifosa.

In effetti è il filo di luce che brilla nella voce a chiamare – ancora una volta una voce di sirena? Al limitare tra cose ed emozioni, al confine tra il detto e il suggerito mi pare si sia sempre collocata Giuni Russo. Al bordo dell’acqua, a disegnar cerchi nell’acqua, a udire le gocce cadere sulle gocce, e a farle udire agli altri, ad affinare la capacità d’ascolto altrui. Sull’orlo delle foglie, un attimo prima della sera – e mostrare quanto può essere tagliente, il margine delle foglie.

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