i nove canti – LO SPIRITO DEL MONTE

Questa seconda poesia è decisamente più complessa e irta di difficoltà rispetto alla prima, pubblicata qualche tempo fa. Il dialogo, in questo caso, non è sottinteso ma evidente, anche se il ruolo degli attori dà qualche grattacapo.

La presenza di fiori e piante è onnipervasiva; a scapito di una perfetta corrispondenza botanica, ho privilegiato l’identificazione con vegetali che facciano parte dell’immaginario di un lettore moderno, che scatenino evocazioni. Così ho preferito lo zenzero al baccaro comune (???), l’edera al fico rampicante (che fa un po’ troppo catalogo Ingegnoli) e il convolvolo alla cuscuta, che malauguratamente si chiama proprio così, cuscuta, in italiano. E che comunque fa parte delle Convolvulacee.

A parte le considerazioni di carattere botanico – e la colpevole carenza di un dizionario cinese di botanica in casa -, e soprattutto le difficoltà incontrate nel trovare un filo di logica che leghi la poesia come uno stelo d’erba, alla perfezione, “Lo spirito del Monte” colpisce per la resa del dolore d’amore, dell’ansia dell’abbandono, e per la presenza di un paesaggio aspro, affascinante e terrificante al tempo stesso, un luogo fatto di mistero, di paura e di desiderio incoercibile. Lo spirito (gui, in questo caso, cioé spirito – in cinese moderno anche fantasma –  ma pure jun e gongzi, signore e giovane signore, principe, e lian, entità divina come nella poesia precedente) genera il bisogno nella donna, un bisogno di vicinanza, di adesione che supera i timori, gli imbarazzi, la difficoltà della strada, ma che dà come risultato una cupa solitudine.

Come nel primo caso, e più ancora, mi riservo la libertà di ritoccare successivamente la traduzione.

Sembra ci sia qualcuno – hsi…- nella piega del monte,

tralci d’edera l’avvolgono – hsi…- il convolvolo gli cinge i fianchi.

Ecco, egli mi contempla – hsi…- e sorride con approvazione.

“Signore, tu mi osservi con desiderio – hsi…- la mia grazia ti ha ammaliato.”

Alla guida di rossi leopardi – hsi…, linci screziate al mio seguito,

monto un carro di magnolia – hsi…, e di cassia ho intrecciato la mia bandiera.

Orchidee mi rivestono – hsi…, la mia cintura è di zenzero in fiore.

Colgo fiori soavi- hsi… per donarli a colui che domina i miei pensieri.

Ora dimoro in un silenzioso bosco di bambù – hsi…

così fitto che non vedo il cielo;

la strada è impervia e pericolosa – hsi…

e sono giunta ormai tardi, in solitudine.

Mi ergo sola, sulla cima della collina – hsi…

le nubi avvolgono ogni cosa – hsi…, attorno e sotto di me

Buio a perdita d’occhio -hsi…anche la luce del giorno s’oscura.

S’alza il vento d’oriente – hsi…- gli spiriti mandano la pioggia

Io qui attendo il dio e indugio – hsi…- dimenticando la via del ritorno.

Ormai l’anno è avanzato – hsi…chi mai mi ridarà i fiori della giovinezza?

Sui monti raccolgo l’erba che tre volte fiorisce -hsi…

fra rupi e rocce dove striscia e s’abbarbica l’edera.

La nostalgia di lui – hsi…mi fa dimenticare del ritorno

Il mio signore mi pensa – hsi…ma non può soffermarsi.

L’uomo della montagna  – hsi…fragrante di erbe profumate,

beve acqua che sgorga dalle rocce – hsi…si ripara dal sole all’ombra di cipressi.

Il mio signore mi pensa – hsi…eppure esita, indugia.

Rombano tuoni – hsi…, la pioggia oscura l’aria,

le scimmie stridono, gemono- hsi…per quanto è  lunga la notte.

S’alza, soffia il vento – hsi…gli alberi stormiscono lugubri

Io penso al mio giovane signore – hsi…la dedizione a lui mi ha portato solitudine e dolore.

Post a Comment

Your email is never published nor shared. Required fields are marked *