appunti di viaggio I

Tutto quello che ho visto, è stato davvero molto.

Una baia stretta e azzurra, le rive così vicine da poter contare le foglie degli alberi.

Una casa insaponata di calce bianca, ridondante di conchiglie e girasoli. (Avevo mai pensato, prima, al profumo del girasole?)

Le sfumature di verde e di azzurro mi facevano pensare alla povertà della mia lingua e di tutte quelle che conosco, bene o male. Non riuscivo a definirle.

La cosa che sconcerta è il silenzio, in fondo. D’accordo, le vele fremono, le sartie vibrano come una lira (come una lira!), il mare violetto fruscia sotto di te…ma è il silenzio, è veramente il silenzio a dominare tutto. L’assenza di un rumore meccanico, costante, di un ronzio dovuto ad una spina allacciata alla corrente elettrica. Il vento e basta, e davvero capisco che ci vuole un dio, per governarlo.

I delfini hanno dorsi grigi e muscolosi, lucenti d’acqua. Ti irridono, bonariamente, ne sanno più di te. Prova a passare sotto una prua lanciata con un vento a 30 nodi, prova un po’, se ti riesce.

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