ANTINOO

E’ la volta di Antinoo. Leggendo l’Odissea ho spesso pensato che egli dicesse sempre le stesse cose, violente e banali; ma credo che ne pensasse anche altre, come queste, ad esempio.

Le altre voci dell’Odissea che onorano il mio giardino sono Penelope, Euriloco e Circe.

Anche la pazienza ha un limite; da quanti anni attendiamo in questa casa che la regina prenda una decisione? Cinque, sei? Se penso alla faccenda della tela mi ribolle ancora il sangue. E il suo volto, poi,  per niente impaurito, per niente pentito, solo pieno di dispetto per essere stata scoperta e di soddisfazione maliziosa per averci ingannato con tanto successo, così a lungo.

Odisseo è morto, se ne facesse una ragione. Sarebbe tornato da tempo, se così non fosse. La guerra è finita da molti anni, degli altri guerrieri è noto il fato – alcuni sono tornati, molti sono morti; lui è certo perito nel ritorno. Sarei più tranquillo se qualcuno ne avesse visto il corpo o riportato a casa le armi, certo…

Ultimamente sembra che nulla vada per il verso giusto.  Non siamo riusciti a eliminare Telemaco e il ragazzo è cresciuto e già ci ha affrontati – abbiamo rischiato grosso con l’assemblea. Non abbassa più lo sguardo, è più che insolente, è determinato. Non mi sarei aspettato che fosse così intraprendente da andare a Pilo e a Sparta.

E adesso si è portato anche due miserabili in casa, l’indovino e il mendicante. L’indovino ha gli occhi trasparenti e folli di tutti quelli che praticano il suo mestiere e ci osserva con uno sguardo pieno di compassione e  sufficienza, come si osserva un gregge di pecore avviate al macello. Ho provato un brivido, quando si è messo a strillare di morte incombente e di muri grondanti sangue.

Il mendicante poi, è una vera seccatura. Sempre in mezzo ai piedi! Ha battuto Iro, non me lo sarei aspettato da un vecchio dall’aspetto così cadente. A volte non posso fare a meno di osservarlo, ha un volto che non passa inosservato, un volto che non si dimentica, e uno sguardo fosco, di fiamme cupe quasi gli avessimo fatto chissà che torto. In fondo ha solo rischiato di beccarsi in fronte la zampa di bue tirata da Ctesippo. Gli è ancora andata bene.

Non so cosa pensare della gara dell’arco, ma sospetto qualche nuovo inganno. Penelope, lo so, li trama senza sosta, avvolgendo la lana in gomitoli nelle sue stanze, li pondera, li sceglie con cura. E irreparabilmente noi vi cadiamo, basta guardare che doni di nozze sontuosi ognuno di noi ha fatto portare qui: il mio peplo con i dodici fermagli d’oro, gli orecchini con perle di Eurimadante…siamo un bel branco di idioti, per certi aspetti.

Dunque non so cosa attendermi e a cosa ambire. Eppure oggi tutto finirà, in un modo o nell’altro. Quell’arco ha un aspetto ostile, ma non ho atteso così a lungo per poi lasciarmi sottrarre la donna, la casa e le ricchezze.

Non ho alcun timore, e sento in me, sulle mie spalle, un sacro vigore.

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  1. From Hortus conclusus - ELENA on 17 Mar 2010 at 9:31 pm

    […] legione, gli uomini e le donne dell’Odissea dentro la mia testa. Euriloco, Penelope, Circe,  Antinoo, Calypso, e ora […]

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